Emanuele Petri entra in Polizia nell'ottobre del 1973 come allievo guardia frequentando la scuola della Polizia di Stato di Trieste. Sovrintendente capo in servizio nella Polizia ferroviaria, il 2 marzo del 2003 si trova con i colleghi Bruno Fortunato e Giovanni Di Fronzo, a svolgere servizio di scorta viaggiatori su un treno regionale sulla tratta ferroviaria Roma-Firenze. Durante una normale operazione di controllo, decide di chiedere i documenti e procedere all'identificazione di due viaggiatori Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce, poi rivelatosi essere i capi delle Nuove Brigate Rosse. Dopo aver esibito documenti falsi, i poliziotti si accorgono delle incongruenze ed i due reagiscono nei loro confronti. Siamo alla stazione di Castiglion Fioretino, tra i poliziotti e i due brigatisti si apre un conflitto a fuoco dove perde la vita Emanuele Petri e Mario Galesi. Nadia Desdemona Lioce si salva, ma verrà arrestata poco dopo. Grazie a questo viene riaperto il processo per la morte di Massimo D'Antona, consulente del Ministero del Lavoro dove Galesi e la Lioce risulteranno i responsabili. Il giorno della sua morte Petri non doveva prestare servizio, ma aveva chiesto un cambio turno per assistere un ex collega dei Carabinieri malato gravemente. Alla sua memoria è stata conferita la medaglia d'oro al valor civile, consegnata alla moglie dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Anche il figlio Angelo ha intrapreso la carriera nella Polizia di Stato.